Tutto l'inferno. Lettura integrale della prima cantica del poema dantesco

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- ISBN/EAN
- 9788856835885
- Editore
- Franco Angeli
- Collana
- Letteratura italiana. Saggi e strumenti
- Formato
- Brossura
- Anno
- 2012
- Pagine
- 208
Disponibile
26,00 €
Il lettore della Divina Commedia trova in questo volume un'interpretazione totale dell'Inferno che Giorgio Bàrberi Squarotti, già autore di molti saggi danteschi, conduce canto dopo canto con nuove e originali esegesi, proponendo i molteplici significati che l'alta strategia del poeta ha distribuito sapientemente nella discesa nel perturbante abisso della prima cantica. La lettura della Commedia va compiuta sui molti piani di un poema che vuole rivelare, con gli strumenti propri alla poesia, la condizione delle anime dopo la morte: abbiamo così una rassegna universale dei comportamenti umani e delle multiformi passioni, colpe, reazioni, di fronte alla seduzione del male. Il "romanzo", cioè la narrazione che si dipana nelle tappe di questo straordinario percorso fino al centro della terra, è narrazione di eventi e incontro di personaggi, disposti progressivamente secondo un progetto di conoscenza per la salvezza del protagonista narratore e quindi proposto anche al lettore: fatti e persone e idee potranno essere compresi nella loro autentica essenza grazie alla privilegiata contemplazione alternativa di tale prospettiva oltremondana.
Maggiori Informazioni
Autore | Bàrberi Squarotti Giorgio |
---|---|
Editore | Franco Angeli |
Anno | 2012 |
Tipologia | Libro |
Collana | Letteratura italiana. Saggi e strumenti |
Lingua | Italiano |
Indice | Introduzione alla Commedia Nel mezzo del cammin di nostra vita Io non Enëa, io non Paulo sono Per me si va ne la città dolente Mi fuor mostrati li spiriti magni Amor condusse noi ad una morte Urlar li fa la pioggia come cani Le sue permutazion non hanno triegue Che qui staranno come porci in brago Sotto 'l velame de li versi strani Com' avesse l'inferno a gran dispitto Tutti son pien di spiriti maledetti Corrien centauri, armati di saette Uomini fummo, e or siam fatti sterpi Piovean di foco dilatate falde La cara e buona imagine paterna La gente nuova e i sùbiti guadagni E quella sozza immagine di froda Luogo è in inferno detto Malebolge O Simon mago, o miseri seguaci Qui vive la pietà quand'è ben morta Del no, per li denar, vi si fa ita O tu che leggi, udirai nuovo ludo Là giù trovammo una gente dipinta Vita bestial mi piacque e non umana Taccia di Cadmo e d'Aretusa Ovidio Fatti non foste a viver come bruti Tu non pensavi ch'io löico fossi! E qual forato suo membro e qual mozzo Com' io fui di natura buona scimia S'io dissi falso, e tu falsasti il conio Sappi che non son torri, ma giganti S'io avessi le rime aspre e chiocce La bocca sollevò dal fiero pasto Lo 'mperador del doloroso regno. |
Stato editoriale | In Commercio |
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