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Studi psicoanalitici sul Narcisismo

ISBN/EAN
9788895930404
Editore
Giovanni Fioriti Editore
Formato
Brossura
Anno
2012
Edizione
1
Pagine
165

Disponibile

19,00 €
Questo libro ci conduce per mano per più di un trentennio (1976-2010) a considerare l’evoluzione del pensiero psicoanalitico dell’Autore attraverso uno dei temi chiave della riflessione psicoanalitica, ovvero il narcisismo. INTRODUZIONE Antonino Ferro Questo libro ci conduce per mano per più di un trentennio (1976-2010) a considerare l’evoluzione del pensiero psicoanalitico dell’Autore attraverso uno dei temi chiave della riflessione psicoanalitica, ovvero il narcisismo. Nel primo capitolo vediamo le acute riflessioni di Charles Hanly attorno le nuove proposte teorico tecniche di Kohut che venivano a portare un certo scompiglio attorno delle tematiche considerate classiche riguardo il narcisismo. Al riguardo molto funzionale è la risposta che viene data sia sul piano clinico (molto chiari sono i due casi clinici presentati e con profonda conoscenza della teoria) sia su quello più squisitamente teorico. L’assunto è quello che sia nella clinica, sia nella cultura nel senso vasto del termine ogni indulgenza verso il narcisismo neghi la sua, comunque presente, qualità infantile e l’influenza negativa sull’assetto del super-Io. Un aspetto molto interessante è inoltre lo studio che viene fatto di fenomeni narcisistici come “il narcisismo cosmico” nella filosofia speculativa indiana e particolarmente nel tantrismo oltre che nella filosofia occidentale a partire da Parmenide sino a Platone e Aristotele. Viene illustrato successivamente attraverso il dettagliato lavoro nell’analisi della signora M. il concetto di meccanismo di difesa narcisistico che “utilizza la sostituzione di attività e oggetti inanimati al posto delle persone” per compensare le ferite narcisistiche e per esprimere un’aggressione inconscia derivante da queste ultime. Se il lavoro di Kohut è da un lato riconosciuto come capace di dare un contributo al fine della comprensione, riconoscimento, interpretazione del transfert positivo dall’altro l’integrazione dei contributi kohuttiani non possono, secondo il nostro Autore, non essere integrati nel classico orientamento teorico freudiano. Dunque la differenziazione genetica e funzionale tra l’Io-ideale e l’Ideale dell’Io è correlata con una migliore comprensione dei disturbi narcisistici delle psicosi, ai disturbi borderline, ai disturbi narcisistici. “Io ideale” che denota una situazione statica, laddove “Ideale dell’Io” denota uno stato in divenire. L’Io ideale è l’Io stesso considerato capace di salvaguardare uno stato di perfezione, mentre l’Ideale dell’Io si riferisce a una perfezione da raggiungere. Una digressione attraverso il pensiero di Epicuro e di Platone ci consente di affrontare il tema dal punto di vista filosofico e del materiale clinico, ci conforta nel ritrovare nella stanza di analisi le esemplificazioni nel lavoro fatto con i pazienti. Sappiamo bene quanto il concetto di narcisismo abbia attraversato anche altri punti di vista teorici e non possiamo sottrarci dal guardare alla psicoanalisi britannica e kleiniana in particolare a partire dagli assunti ormai classici di Rosenfeld: dal narcisismo legato all’istinto di morte a visioni via via più benevole passando attraverso la banda caratteriale violenta dei personaggi del “narcisismo distruttivo”. Un altro percorso sarebbe quello greeniano del Narcisismo declinato come narcisismo di vita e narcisismo di morte. Grande pregio del libro è quello di mostrarci l’evoluzione di un concetto ormai così centrale nella psicoanalisi a partire dal terremoto kohuttiano e via via all’assumere di caratteristiche proprie del pensiero dell’Autore all’interno della comunità psicoanalitica nord-americana meno nota al lettore italiano, anche se molti sono i legami che via via vengono forniti con i contributi della psicoanalisi europea. Un’immagine mi ha spesso aiutato a raffigurare la mia concezione del narcisismo: una palude è abitata da alligatori, caimani, coccodrilli. Non rimane che costruire delle case su delle alte, talvolta altissime, palafitte. Intendere il narcisismo come difesa è proprio questo cogliere che il problema è quello di protoemozioni da cui si teme di essere lacerati per trovare salvezza in alto, sulle palafitte. Nel corso del libro l’Autore ci fornisce delle immagini molto belle come quella del bambino ferito narcisisticamente che sente la presenza di un “terrificante animale simile a una tigre che si cela sotto il suo letto”, mondo del bambino che è diventato “abitato da una creatura misteriosa e spaventosa di origine sconosciuta”. Creatura misteriosa che è quella che con Francesco Barale (1992) avevamo definito un “Betaloma” un aggregato inquietante e spesso terrifico di elementi , che avrà la sua risoluzione solamente nell’essere sognato all’interno della stanza di analisi (Ogden 2005, 2008; Ferro 2009, 2010). Solamente dopo la bonifica delle paludi e la trasformazione della fauna in essa presente si potrà cominciare a costruire senza più l’uso delle palafitte. Ciò ci parla delle ferite narcisistiche precoci, dell’insufficiente attività di reverie con cui esse si sono accompagnate e dell’aver trovato un modo per sopravvivere: basta che funzioni direbbe il celebre Regista! In questo modo Hanly apre la strada a un nuovo modo per riconoscere e curare anche un altro tipo di difesa – strettamente correlato – ovvero le difese autistiche, tema trattato da molti Autori, tra cui Ogden che ha concettualizzato lo stato contiguo-autistico come una delle posizioni basiche della mente umana a monte di PS e D e con esse in perenne oscillazione. Non diversamente da Bleger quando aveva sentito la necessità di qualcosa a monte di PS e aveva postulato l’esistenza del nucleo agglutinato. Ci muoviamo dunque nel panorama delle ricerche psicoanalitiche che apriranno – ne sono sicuro – nuovi orizzonti concettuali, clinici e tecnici ed è per questo che il libro di Hanly si pone come una pietra miliare del nostro comune percorso. Ma torniamo a guardare al libro da vicino: la proiezione e il diniego sono studiati attraverso l’osser¬vazione della vita mentale dei bambini, degli studi sugli autori pre-omerici, e di un caso clinico. Tutto ciò in funzione di sviluppare meglio le “difese narcisistiche”. Deliziosa ho trovato una piccola trasgressiva “self-disclosure” dell’Autore quando racconta una breve vignetta con le proprie figlie a proposito dell’esistenza o meno di Babbo Natale e la vignetta della bambina di tre anni nel suo dialogo con un orologio. Spostamenti, condensazioni, uso del pensiero per immagini forniscono le chiavi per avere accesso al mondo del bambino. Sempre presente – come già evidenziato – nel corso del libro è la referenza culturale-filosofica capace di aprire legami e connessioni spesso ignorati e che illuminano con la loro limpidezza, anche se l’Autore non si sottrae dal mostrarci del materiale clinico dettagliato capace di illustrare bene quanto avviene nella stanza di analisi mostrandoci la tesi di fondo che i conflitti pulsionali e una regressione a difese narcisistiche sono cofattori nella determinazione di severe patologie. Di grande importanza giudico l’inserimento di un capitolo di tecnica, all’interno del percorso attorno al narcisismo e alle difese narcisistiche, proprio per i problemi di delicatezza tecnica in cui ci impegnano i pazienti con sofferenza narcisistica. Nel dibattito tra alleanza terapeutica e interpretazione un punto forte è che l’interpretazione deve comunque “essere satura di umanità” e avere al tempo stesso un contenuto esplicito che guardi ai significati inconsci e uno implicito che evidenzi che si sta lavorando con e per il paziente: ciò non può che sviluppare l’alleanza terapeutica. Utile poi la carrellata storica che viene fatta su questi concetti da Freud in avanti, mostrando tutti i gradienti possibili tra le estreme posizioni: “non è necessaria un’alleanza per il trattamento della psicoanalisi” e “un’alleanza richiede specifici interventi non interpretativi al di fuori della cornice analitica”. L’Autore ritiene che l’alleanza terapeutica sia una condizione necessaria ma non sufficiente laddove l’interpretazione è una condizione sufficiente. L’Autore poi sottolinea l’interconnessione tra Alleanza Terapeutica (concetto caro a molta psicoanalisi americana) e il transfert, affermando che la stessa Alleanza Terapeutica debba essere analizzata e il rischio che un eccesso di enfasi su di essa distragga dal valutare gli aspetti involontari (inconsci) del transfert del paziente (qui sembra palese la critica alla Scuola di Chicago). Trovo sempre gli articoli di tecnica estremamente importanti perché ci mostrano cosa fare, o cosa è stato fatto o cosa potrebbe farsi in Situazione. In altro linguaggio potremmo dire che l’Autore si mostra interessato a studiare i nessi che vi sono tra necessità di unisono e tessitura interpretativa. L’unisono per molti pazienti è un prerequisito indispensabile e si appoggia sul vissuto di essere sulla stessa lunghezza d’onda con l’analista mentre l’interpretazione in qualche modo lavora più sul contenuto (inteso come simbolo), che naturalmente necessita della cooperazione con un contenitore che deve all’esperienza dell’unisono la possibilità del proprio sviluppo. Al riguardo potrebbe anche guardarsi all’oscillazione esistente tra un’analisi che guarda allo sviluppo della consapevolezza di contenuti a un’analisi che guarda allo sviluppo dei “tools for thinking, dreaming, feeling”. Al riguardo correi rimandare al lavoro di Tuckett et al. (2010) e al mio stesso (Ferro et al. 2008). Avevamo lasciato il bambino alle prese con un terrificante animale simile a una tigre che si celava sotto il suo letto, la parte sconosciuta, ma quali altre gestioni potrebbe avere questa “tigre” oltre quella della difesa narcisistica, in quali altri territori e con quali altre conseguenze potrebbe essere gestita? L’Autore partendo dal Narcisismo primario (Freud 1914) ci guida attraverso tre termini psicoanalitici fondamentali per la descrizione dell’ipocondria e dei sintomi psicosomatici. La comprensione diagnostica di questi ultimi “richiede un’attenzione costante alle cause organiche, alle cause psicologiche e alle loro intricate correlazioni”. Due storie cliniche vengono poi raccontate mostrando anche le scelte interpretative e persino le formulazioni interpretative. Le ferite narcisistiche sono messe alla base delle patologie psicosomatiche di due pazienti. L’Autore poi con chiarezza afferma che la ‘psicologia relazionale’ ha sostituito la ‘psicologia del sé’ nel distogliere dalla centralità delle pulsioni ed è chiaro nell’affermare che “è la teoria classica pulsionale che ci fornisce il miglioramente teorico disponibile” per comprendere i turbamenti dell’anima comunque essi si manifestino. Questo libro merita anche di essere contestualizzato nel panorama della psicoanalisi attuale. L’ultimo congresso IPA di Città del Messico dell’Agosto 2012, presieduto da Hanly, apriva dunque – dopo il precedente Congresso IPA di Chicago sulla differenza tra i modelli – il dibattito attorno i pilastri attuali della psicoanalisi, le loro radici e il loro posto nel futuro. Un giovane studente in un Panel di cui ero il Chair, Panel sofisticato su complessi concetti bioniani, spiazzò tutti suscitando anche una certa ilarità domandando se vi fossero dei metodi elettrici per sviluppare la funzione alfa. Nel Panel di chiusura del Congresso ripresi questa paradossale domanda, definendola brillante non nel senso reale ma nel senso metaforico, chiedendo se nel Congresso si fosse prodotta abbastanza elettricità per andare avanti e sviluppare il cammino della psicoanalisi. Per esserci elettricità vi deve essere una differenza di potenziale e oggi credo che vi siano molte questioni relativamente alle quali vi è un’oscillazione e un legame al tempo stesso: – i legami che abbiamo tra Inconscio e Sogni. Possiamo osservare questo in entrambe le direzioni: il sogno come la via, la chiave per raggiungere l’Inconscio ma anche il sogno che crea continuamente l’Inconscio attraverso il lavoro del ‘dreaming ensamble’ (Grotstein 2007, 2009). – i legami che abbiamo tra la teoria del campo, le teorie relazionali forti, gli enactments, le self disclosures e il bisogno di confini nei riguardi di un eccesso di soggettività. – i legami tra la nostra storia con le sue radici profonde e il nostro bisogno di futuro: essere orgogliosi di quanto abbiamo scoperto essere attoniti rispetto i nuovi mondi che i nostri strumenti aprono continuamente. – i legami tra un punto di vista che mette a fuoco i contenuti, la storia, l’infanzia, la sessualità e un altro che mette a fuoco il lavoro per espandere i nostri strumenti per ‘sognare sogni non pensati’, per le trasformazioni in sogno, per vivere le sedute come un sogno: da beta ad alfa: sognare l’analisi, considerare la sessualità come indice di relazionalità tra le menti. In queste oscillazioni creiamo quella vitale elettricità che ci è necessaria per andare avanti sviluppando sulle spalle degli antenati nuove teorie. Più noi conosciamo più abbiamo da scoprire e costruire; (in tre parole): come alfabetizzare “O”. Vorrei guardare a questo libro come un fondamentale polo dialettico, molto chiaro, estremamente onesto e schierato nel ritenere la teoria delle pulsioni non solo centrale, ma anche al centro di futuri sviluppi. Avremo bisogno di scritti ugualmente sinceri e “forti” per dar vita a quell’elettricità che potrà farci tutti evolvere verso nuove concettualizzazioni.

Maggiori Informazioni

Autore Hanly Charles
Editore Giovanni Fioriti Editore
Anno 2012
Tipologia Libro
Lingua Italiano
Indice Introduzione di Antonino Ferro Pag. VII Un esame critico del nuovo narcisismo Charles Hanly e Jeffrey L. Masson » 1 Narcisismo, difesa e transfert positivo Charles Hanly » 41 L’ideale dell’Io e l’Io ideale Charles Hanly » 77 Sulle difese narcisistiche Charles Hanly » 95 Riflessioni sul ruolo dell’alleanza terapeutica in psicoanalisi Charles Hanly » 121 Il narcisismo e il problema dell’ipocondria Charles Hanly » 143