Omicidi Infinitesimali. Giallo omeopatico

1977. Carlo K. Bare, informatico della polizia e aspirante detective, accompagna la sua ragazza Alessia, laureanda in medicina, a un corso di omeopatia, tenuto presso il monastero di Vallecupe. Durante il viaggio Alessia spiega a Carlo i principi dell’omeopatia e lo studio delle tipologie umane su cui ci si basa per prescriverne le cure. La domanda di rimando di Carlo avrà un che di profetico: può l’indagine omeopatica aiutare ad individuare una tipologia omicida? Al loro arrivo i due trovano che ad ostruire il passaggio verso il monastero, c’è l’auto del dottor Sciapinker, uno dei docenti del corso, pugnalato a morte. Carlo raccoglie le ultime parole del medico, il quale oltre a far riferimento ad un misterioso ‘metallo che toglie la vita’, lo avvisa che altre morti seguiranno. Il maldestro approccio all’indagine da parte del maresciallo dei carabinieri della locale stazione e l’impressione suscitata dalle parole del medico, inducono Carlo ad avviare una sua indagine privata. Presto scopre che c’è una relazione tra l’omeopatia e l’alchimista Paracelso e che ‘il metallo che toglie la vita’ altri non è che la versione farmacologica della Pietra Filosofale, una medicina così potente da garantire illimitato benessere ed eterna giovinezza. Il libro di Paracelso che ne dovrebbe rivelare la formula risulta scomparso proprio dall’auto di Sciapinker il giorno del delitto. Ma innumerevoli altri sono i misteri con i quali Carlo viene a contatto frequentando gli abitanti del luogo e gli stessi partecipanti al corso. Sarà la decana di tutti i medici omeopatici, l’ottuagenaria professoressa Marinoff, a rivelare a Carlo la tipologia omeopatica dell’assassino: Lachesis Muta, il crotalide più grande e velenoso esistente al mondo. Ma intanto avvengono altri omicidi e Carlo, omeopatia a parte, dovrà far ricorso a tutte le sue doti di raziocinio e intuito, per ricomporre gli innumerevoli pezzi di un complicatissimo puzzle e giungere quindi smascherare lo spietato assassino.