Omeopatia e Ginecologia nella pratica clinica

II collega al quale è concesso di vedere all'opera l'equipe chirurgica dei dottori Tripoli rimane spesso senza parole. Silenziosa, veloce, accuratissima. Pressoché perfetta, dagli interventi programmati alle urgenze. Il decorso post-operatorio, inoltre, col sapiente uso della competenza omeopatica, risulta regolarmente migliore di ogni "standard convenzionale". Eppure, nel corso di questi ultimi trent'anni, è un'equipe che fa sempre meno interventi. È l'unico caso che conosco di eccellenza chirurgica erosa dal parallelo implacabile perfezionamento dell'arte del guarire inaugurata da Hahnemann. Questa si chiama davvero "prevenzione primaria" in chirurgia. E c'è ancora di più nella "omeopatia specialistica" perseguita costantemente dagli Autori: l'erosione, addirittura, della specialistica stessa. Riportare una paziente a se stessa, sciogliendo il nodo della patologia ginecologica cronica nella vita personale, o dissolvendo gli ostacoli visibili e invisibili ad una maternità che possa esser vissuta come esperienza naturale nella vita. Questo libro non tratta (fortunatamente) di metodologia di conduzione clinica, e costituisce pertanto uno strumento utile a qualsiasi genere di procedura omeopatica, a quelle uniciste come a quelle pluraliste. Si tratta di un tipo di libro che era divenuto raro e che probabilmente durerà nel tempo. E un testo di studio e (ancor di più) è un prezioso manuale di consultazione pratica, che trasmette in forma diretta una esperienza trentennale di arte terapeutica. Per il suo spessore clinico e per la sua concezione lineare ricorda i modi della prima Scuola americana dopo Hering (quella di Cooper e di Burnett, per intender­ci), mentre riesce ad evitare ogni aspetto di quella contrapposizione ideologica che si produsse fra Clarke e Kent; Si intravede anche, per chi conosce queste cose, lo spirito delle lezioni ginevrine di Nebel a Vannier, prima della diffusione commerciale della Scuola francese. Un libro, infine, davvero semplice, perché riflette dei punti fermi della Medicina — e del vissuto professionale degli Autori — che permangono assoluti: 1. conoscere sempre meglio le malattie, 2. conoscere sempre meglio il paziente, 3. conoscere sempre meglio l'uso degli strumenti terapeutici, 4. conoscere sempre meglio se stessi. Le prime tre di queste conoscenze sono, come è chiaro, quelle assiomatiche dell'Organon (VI ed., §§ 70-71). La quarta, la conoscenza di sé, è una strada possibile per tutti i medici, ma sembra aprirsi in modi del tutto particolari agli omeopati esperti. Non soltanto i coniugi Tripoli perseguono questa strada per sé stessi e nella loro famiglia, ma ne fanno altresì il punto cruciale della loro didattica. Per tale motivo, nei corsi di Medicina Omeopatica della nostra Scuola di Palermo, l'allievo incontra sempre un punto di possibile trasformazione del suo modo d'essere, e non soltanto del suo modo di pensare la clinica. Nel consultarlo, il lettore ricordi che ha in mano un libro profondamente vero. Perché, mentre i pazienti di questa parte della Sicilia guarivano (spesso oltre le loro "speranze statistiche"), le nostre famiglie, i nostri amici, i nostri figli per primi sono cresciuti superando malattie e disagi con la media di un antibiotico ogni 10 anni. L'Omeopatia ci è servita ogni giorno, l'abbiamo respirata. Da questa atmosfera è nata la rifondazione della storica Accademia Omeopatica Siciliana del 1844, e il progetto di una grande Società Scientifica dei medici omeopati italiani, che oggi è realtà. Serena, quand'era all'asilo, dava le medicine omeopatiche alle sue bambole, e adesso — come suo fratello, istruttore federale di equitazione — continua ad averle tra le mani come strumenti normali tra i suoi allievi e i suoi amici animali. Serena Tripoli, dico, che l'anno prossimo sarà medico