Sandro è un ottimo terzino anche se il calcio gli fa schifo, salvo che gli dà una scusa per depilarsi le gambe e rende suo papà almeno un po' orgoglioso di lui. Paola si fascia il seno al punto che fatica a respirare, e combatte ogni giorno una battaglia con un nome e uno specchio nei quali non si riconosce. Stefano ce l'ha messa tutta a fare il figlio perfetto, ma poi ha detto ai genitori che vuole farsi chiamare Chanel, e ora teme si vergognino di lui. La disforia di genere è il nome del disagio di chi non si riconosce nel proprio sesso biologico e nel genere assegnatogli alla nascita: vivere questa condizione può rendere vulnerabili e sofferenti, causando difficoltà in famiglia e nei rapporti personali. Stefano Vicari e Maria Pontillo inquadrano il fenomeno da un punto di vista scientifico ma con un linguaggio semplice e comprensibile, aiutandoci a capire come fornire il giusto supporto per accompagnare i ragazzi e le ragazze a un sereno sviluppo della loro identità, mentre la Scuola Holden dà voce alle storie dei protagonisti in tre intensi racconti, accompagnati da bellissime illustrazioni. Non chiamarmi col mio nome è un libro per molti: per chi - da genitore o familiare - ha bisogno di comprendere e intercettare la richiesta di aiuto di un figlio, per chi - come psicologo, educatore o insegnante - lavora con i giovani e ha sempre più necessità di strumenti e risorse aggiornati, e anche per chi in prima persona sta soffrendo, e può trovare in queste pagine la forza di guardarsi e la possibilità di non sentirsi più solo.
Maggiori Informazioni
Autore
Vicari Stefano; Pontillo Maria; Scuola Holden
Editore
Erickson
Anno
2025
Tipologia
Libro
Lingua
Italiano
Indice
Mettersi in ascolto dell’umano (Scuola Holden) Tra le righe con gli adolescenti (S. Vicari) Papà, mi sa che sono una femmina (M. Piran) Tra le righe con Sofia (S. Vicari e M. Pontillo) Un passo alla volta (A. Mhimid) Tra le righe con Paolo (S. Vicari e M. Pontillo) Quel nuovo sguardo triste (M. Piran) Tra le righe con Chanel (S. Vicari e M. Pontillo) Guida pratica in cinque passi