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Le Garanzie Linguistiche Nel Processo Penale. Diritto Dell' Interprete E Tutela Delle Minoranze Riconosciute

ISBN/EAN
9788813299002
Editore
Cedam
Collana
Problemi attuali della giustizia penale
Formato
Brossura
Anno
2010
Pagine
315

Disponibile

28,50 €
L’art. 109, comma 1 c.p.p. dispone che gli atti del procedimento penale sono compiuti in lingua italiana. Questa norma, che non risponde a sentimento irrazionale di protervia nazionalistica, bensì a ragionevoli esigenze di chiarezza, stabilità e certezza linguistica del procedimento, è subito seguita da una prima rilevante deroga, che ha il potere di conferire una nuova fisionomia all’insieme, per quanto concerne le cosiddette minoranze linguistiche riconosciute il cui rilievo è difficile sottovalutare in quanto costituisce un’ampia area di studio da considerare secondo i profili suoi propri; una seconda deroga è prevista, per motivi non meno ragionevoli e concreti, ma meno complessi dal punto di vista delle problematiche giuridiche, dall’art. 119 c.p.p. in relazione alla partecipazione del sordo, muto o sordomuto ad atti del procedimento; inoltre, il codice raccoglie in una breve serie di articoli (143-147) le norme relative alla “traduzione degli atti”, aperta tecnicamente e concettualmente dall’art. 143 c.p.p., mentre la notificazione di atti ad imputato all’estero è regolata, nell’ambito delle notificazioni, mediante l’art. 169 c.p.p. Dunque il presente lavoro si articola innanzi tutto in due aree piuttosto vaste di indagine: da un lato, il complesso di problemi sorti intorno all’interpretazione, in dottrina e in giurisprudenza, dell’art. 143 c.p.p., e si tratta di materia fluida, con una sua storia di trial and error che si colloca a sua volta sullo sfondo di altre complesse questioni relative ai rapporti tra diritto interno, norme comunitarie e norme pattizie; dall’altro lato, un diverso ordine di problemi articolato intorno al comma 2 dell’art. 109 c.p.p., cioè intorno alla tutela linguistica delle minoranze linguistiche, “storiche” dopo la legge n. 482/1999, anche questa materia non priva di difficoltà, anch’essa tuttavia da esaminare entro un quadro di riferimenti storici che contribuiscono a chiarire come quell’uso della “lingua madre” in atti pubblici poteva essere un reato per il codice di procedura penale del 1930 ed invece un diritto per il codice del 1988.

Maggiori Informazioni

Autore Sau Silvio
Editore Cedam
Anno 2010
Tipologia Libro
Collana Problemi attuali della giustizia penale
Num. Collana 34
Lingua Italiano
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