La messa alla prova dell'imputato adulto

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- ISBN/EAN
- 9788892132368
- Editore
- Giappichelli
- Collana
- Procedura penale. Studi
- Formato
- Libro
- Anno
- 2020
- Pagine
- 392
Disponibile
48,00 €
La messa alla prova dell’imputato adulto, introdotta nel nostro ordi-namento dalla legge 28 aprile 2014, n. 67, è un istituto ibrido, comples-so e proteiforme. La scelta di concepirlo come un meccanismo di diversion, attribuen-dogli scopi riparativi che si riverberano sui suoi contenuti, senza tra-ghettarlo completamente verso le terre della restorative justice, e quella di innestarlo all’interno del procedimento ordinario, hanno condotto il legislatore a scrivere disposizioni spesso lacunose o ambigue, tanto nel codice penale che in quello di procedura penale. La messa alla prova è infatti, al tempo stesso, causa di estinzione del reato e procedimento speciale. Ad arricchire, o complicare, il quadro tracciato contribuiscono alcu-ni esempi di soft law, i cosiddetti protocolli o linee-guida emanati dai singoli uffici giudiziari che prescindono dall’esigenza di risolvere que-stioni critiche evidenziate dalla prassi, perché elaborati subito dopo l’entrata in vigore della legge n. 67/2014. Essi trattano le problematiche individuate “sulla carta”, scegliendo soluzioni talvolta lontane dal detta-to normativo e geograficamente differenziate, talaltra ispirati da un ap-proccio tradizionale, forse poco adeguato al recepimento di uno stru-mento “diverso”, come, ad esempio, in merito alla determinazione della durata della prova e all’individuazione di fasce “vincolate”, tracciate in base alle pene edittali. A fronte di questo dettato normativo, l’interprete ha dovuto e deve affrontare sfide di non poca misura, originate, innanzitutto, dalla neces-sità di offrire, ammesso che se ne senta ancora l’esigenza, una categoriz-zazione dogmatica alla messa alla prova che non può prescindere dal-l’individuazione della sua natura e dalla natura dei contenuti della pro-va stessa. Tale qualificazione consente di affrontare, ma non di sciogliere agevolmente, un altro nodo cruciale, vale a dire la compatibilità della mes-sa alla prova con i principi costituzionali, in particolare quello della presunzione di innocenza, là dove il rito, al fine di guadagnare la pro-nuncia di una sentenza con cui viene dichiarata l’estinzione del reato, perseguendo scopi specialpreventivi e deflattivi, si snoda attraverso una “sequenza infranta” rispetto a quella ordinaria della cognizione/irroga-zione/esecuzione della pena. In questo contesto si collocano le pronunce della giurisprudenza di legittimità e quelle della Corte costituzionale. Queste ultime, numerose per un lasso di tempo tutto sommato ristretto, presentano contenuti e dicta in un certo senso “evolutivi” e sembrano giungere a conclusioni difformi, o parzialmente tali, per quanto attiene alle questioni fonda-mentali di cui si è detto, come quelle relative alla prevalente natura so-stanziale o processuale della messa alla prova e alla natura sanzionatoria o meno dei suoi contenuti. Esse rivelano la difficoltà delle sfide, sopra menzionata, ma anche il rischio di cercare soluzioni non del tutto stabili per legittimare, o addirittura “salvare”, l’istituto e di ricadere nella “truf-fa delle etichette”, ben nota in materia di riti speciali e procedimenti al-ternativi. Dal punto di vista prasseologico, lo studioso si trova di fronte ad al-cune difficoltà di attuazione piena delle disposizioni che regolano la messa alla prova per l’inadeguatezza delle strutture, come gli uffici di esecuzione penale esterna, alle quali il legislatore ha affidato importanti compiti. Inoltre, la sospensione del processo per messa alla prova dell’impu-tato adulto, sulla carta, non pareva possedere grandi potenzialità, so-prattutto per il suo ambito di operatività ristretto e in parte coincidente con quello di altri “strumenti”, come la sospensione condizionale della pena, oltre che per caratteristiche stigmatizzanti, come quelle inerenti all’iscrizione dei provvedimenti nel casellario giudiziale. Ciononostante, l’analisi dei dati statistici, se pur parziali, sta rivelando una “curva di crescita” positiva. Di più, introdotta nel processo penale regolato dal codice di rito, ispi-randosi all’archetipo, l’omonimo istituto già ampiamente collaudato dal processo penale minorile, potrebbe per le sue funzioni (ri)educative esse-re portatrice di un ulteriore “contagio” vantaggioso, venendo traslata, in modo ragionato, in altri contesti, come il processo a carico degli enti.
Di fronte a questo quadro, lo scopo del presente lavoro è quello di scomporre la messa alla prova in piccole tessere, descrivere in modo dettagliato il loro contenuto, soffermandosi sulle questioni più critiche o “opache”, con lo sguardo rivolto anche a quelle di diritto sostanziale, sia pur limitatamente ai profili essenziali all’economia del lavoro stesso, per poi ricomporre il mosaico e riflettere, attraverso questo esercizio “artigianale”, sulla reale portata dello strumento, sull’opportunità di in-terventi legislativi correttivi e sulle sue prospettive future.
Maggiori Informazioni
Autore | Miraglia Michela |
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Editore | Giappichelli |
Anno | 2020 |
Tipologia | Libro |
Collana | Procedura penale. Studi |
Num. Collana | 57 |
Lingua | Italiano |
Larghezza | 0 |
Stato editoriale | In Commercio |
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