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Il Giudice Privato Nel Processo Civile Romano. Omaggio Ad Alberto Burdese

ISBN/EAN
9788813336660
Editore
Cedam
Formato
Brossura
Anno
2012
Pagine
550

Disponibile

50,00 €
IL GIUDICE PRIVATO NEL PROCESSO CIVILE ROMANO. OMAGGIO AD ALBERTO BURDESE’ è il ventiquattresimo volume della prestigiosa collana L'arte del diritto. Sotto la direzione del professor Luigi Garofalo e, sino alla Sua scomparsa, con la costante e sapiente collaborazione del professor Burdese, tale collana grazie all’alto livello scientifico dei volumi di cui si compone, ha saputo arricchire la tradizione di studi di diritto romano legata indissolubilmente all’Università di Padova, Ateneo fondato nel 1222 e, all’oggi, tra i più rinomati in Italia e in Europa: tradizione alla quale Cedam, sin dai suoi esordi, ha contribuito con le sue pubblicazioni. ‘IL GIUDICE PRIVATO NEL PROCESSO CIVILE ROMANO. OMAGGIO AD ALBERTO BURDESE’ costituisce, per la centralità e l’originalità del tema trattato, per l’autorevolezza della collana, per la competenza degli autori, un’Opera destinata ad imporsi quale irrinunciabile punto di riferimento per chi, nel futuro, desideri affrontare con piena consapevolezza il presente, per chi desideri conoscere nella sua profondità il passato. Il secondo tomo della raccolta di studi dedicata alla memoria di Alberto Burdese esamina molteplici aspetti dell’attività giudicante privata nel processo romano, iniziando con un approfondimento del principio omnia iudicia absolutoria sunt che portava all’assoluzione del convenuto ogni qual volta l’attore fosse soddisfatto, anche se in un momento posteriore alla litis contestatio. Seguono alcuni saggi volti ad analizzare le relazioni tra organo giudicante e alcune importanti figure di riferimento esterne. Innanzitutto, i giuristi che, da un lato, aiutavano con la loro competenza tecnica i giudici spesso inesperti di diritto e, d’altro lato, proprio grazie alle sentenze di questi verificavano la bontà delle soluzioni interpretative proposte. Lo studio successivo si occupa dei rapporti con il principe, il quale partecipava personalmente ad attività processuali già a cominciare dall’esperienza istituzionale del primo principato, in particolare tramite i provvedimenti diretti a restituere actionem, ricalcati sulla in integrum restitutio di origine pretoria, che trovavano terreno di applicazione preferenziale all’interno del processo cognitorio. Si incontra poi un lavoro che si sofferma sulle relazioni tra la sententia iudicis e la decisione arbitrale, evidenziando le soluzioni di coordinamento e di integrazione elaborate dalla giurisprudenza. Si affronta, nel contributo che segue, l’aspetto della collaborazione del convenuto alla fase apud iudicem e qui, pur confermando l’importanza del contraddittorio nel processo dell’ordo iudiciorum privatorum, si esclude l’applicabilità automatica al processo per formulas del precetto decemvirale post meridiem praesenti litem addicito, senza giungere tuttavia ad anticipare la nascita della procedura contumaciale a un momento precedente la cognitio extra ordinem. Nel nucleo centrale del volume si esaminano le questioni relative all’individuazione del giudice chiamato a decidere del singolo caso: si analizza la procedura della postulatio iudicis nelle tre forme processuali conosciute dall’esperienza giuridica romana, per passare poi a un incisivo studio paleografico del passo gaiano relativo all’innovazione introdotta con la lex Pinaria, nonché alla ricostruzione delle modalità di scelta del iudex unus e dei recuperatores, pure alla luce della lex Irnitana. Per l’ipotesi in cui il giudice dovesse essere sostituito a causa di fatti sopravvenuti alla litis contestatio, si adombra come più plausibile la tesi secondo la quale il magistrato avrebbe disposto senza difficoltà, con un decreto basato sul suo imperium, la prosecuzione del giudizio nel rispetto di attività compiute sino a quel momento e recepite automaticamente dal nuovo iudex. Si indagano infine le origini, le competenze e altri aspetti di procedura relativi ai collegi giudicanti dei decemviri, centumviri, septemviri e recuperatores. Un successivo saggio indugia sul particolare compito affidato al giudice nell’ambito dei giudizi divisori, concludendo nel senso che la denominazione di arbiter non dovesse corrispondere a una diversa estensione del potere discrezionale, comunque entro i limiti determinati dalla formula. Il volume si chiude con due contributi dedicati ai rapporti tra il giudizio civile e quello criminale: il primo analizza l’utilizzo dell’agere per sponsionem quale meccanismo processuale alternativo al iudicium populi; il secondo si volge allo studio della possibile coesistenza e connessione tra i giudizi privati e quelli pubblici come emerge dalle fonti bizantine.

Maggiori Informazioni

Autore Garofalo Luigi
Editore Cedam
Anno 2012
Tipologia Libro
Num. Collana 0
Lingua Italiano
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