GENI E CROMOSOMI CAPITOLO 1 I geni sono costituiti da DNA 2 1.1 Introduzione 2 1.2 Il DNA è il materiale genetico dei batteri e dei virus 3 1.3 Il DNA è il materiale genetico della cellula eucariotica 5 1.4 Le catene polinucleotidiche hanno le basi azotate unite a uno scheletro di zuccheri e fosfati 5 1.5 Il superavvolgimento influenza la struttura del DNA 6 1.6 Il DNA è una doppia elica 8 1.7 La replicazione del DNA è semiconservativa 10 1.8 Le polimerasi agiscono a livello della forca replicativa sui filamenti di DNA separati 11 1.9 L’informazione genetica può essere contenuta nel DNA o nell’RNA 12 1.10 Gli acidi nucleici ibridano appaiando le basi 14 1.11 Le mutazioni cambiano la sequenza del DNA 15 1.12 Le mutazioni possono colpire singole coppie di basi o sequenze più lunghe 16 1.13 Gli effetti delle mutazioni possono essere annullati 17 1.14 Le mutazioni si concentrano in punti caldi 18 1.15 Molti punti caldi sono dovuti a basi modificate 19 1.16 Alcuni elementi ereditari sono estremamente piccoli 20 1.17 Sommario 21
CAPITOLO 2 I geni codificano proteine 24 2.1 Introduzione 24 2.2 Un gene codifica un singolo polipeptide 25 2.3 Mutazioni in un unico gene non possono complementarsi 26 2.4 Le mutazioni possono provocare perdita di funzione o acquisizione di funzione 27 2.5 Un locus può avere alleli mutanti diversi 28 2.6 Un locus può possedere più di un singolo allele selvatico 28 2.7 La ricombinazione avviene mediante scambio fisico di DNA 29 2.8 Il codice genetico funziona a triplette 31 2.9 Ogni sequenza ha tre possibili moduli di lettura 33 2.10 I geni procariotici sono colineari con le proteine corrispondenti 33 2.11 Per esprimere il prodotto proteico di un gene sono necessari diversi processi 34 2.12 Le proteine agiscono in , ma i siti sul DNA agiscono in 36 2.13 Sommario 37
CAPITOLO 3 Metodi di biologia molecolare e ingegneria genetica 38 3.1 Introduzione 39 3.2 Nucleasi 39 3.3 Clonaggio 41 3.4 I vettori di clonaggio possono essere progettati per utilizzi diversi 43 3.5 Rilevazione degli acidi nucleici 46 3.6 Tecniche di separazione del DNA 49 3.7 Sequenziamento del DNA 52 3.8 PCR e RT-PCR 53 3.9 Metodi di trasferimento 59 3.10 Microarray di DNA 62 3.11 Immunoprecipitazione della cromatina 65 3.12 Knock-out di geni e transgenici 66 3.13 Sommario 72
CAPITOLO 4 Il gene interrotto 73 4.1 Introduzione 73 4.2 Un gene interrotto consiste di esoni e introni 74 4.3 La composizione in basi degli esoni e degli introni è diversa 75 4.4 L’organizzazione dei geni interrotti può essere conservata 76 4.5 Le sequenze degli esoni sottoposte a selezione negativa sono conservate, mentre gli introni variano 77 4.6 Le sequenze degli esoni sottoposti a selezione positiva variano, mentre gli introni sono conservati 78 4.7 I geni mostrano un’ampia variabilità di dimensioni 79 4.8 Alcune sequenze di DNA codificano più di una proteina 81
4.9 Alcuni esoni corrispondono a dominifunzionali delle proteine 83 4.10 I membri di una famiglia di geni hanno un’organizzazione comune 84 4.11 L’informazione genetica non è contenuta esclusivamente nel DNA 86 4.12 Sommario 88
CAPITOLO 5 Il contenuto del genoma 90 5.1 Introduzione 90 5.2 I genomi possono essere mappati a diversi livelli di risoluzione 91 5.3 I singoli genomi possono essere molto diversi 92 5.4 RFLP e SNP possono essere utilizzati per la costruzione di mappe genetiche 94 5.5 I genomi eucariotici contengono sia sequenze di DNA ripetute che non ripetute 95 5.6 I geni eucariotici codificanti proteine possono essere identificati in base alla conservazione degli esoni 96 5.7 La conservazione dell’organizzazione del genoma aiuta a identificare i geni 99 5.8 Alcuni organelli contengono DNA 101 5.9 I genomi degli organelli sono DNA circolari che codificano le proteine degli organelli 103 5.10 Il genoma del cloroplasto codifica molte proteine e RNA 104 5.11 I mitocondri e i cloroplasti si sono evoluti per endosimbiosi 105 5.12 Sommario 106
CAPITOLO 6 Sequenze genomiche e numero di geni 109 6.1 Introduzione 109 6.2 Il numero dei geni batterici varia di un ordine di grandezza 110 6.3 Il numero totale dei geni di molti eucarioti è noto 111 6.4 Quanti tipi diversi di geni ci sono? 113 6.5 Il genoma umano ha meno geni di quanto inizialmente previsto 115 6.6 Come si distribuiscono nel genoma i geni e le altre sequenze? 117 6.7 Il cromosoma Y contiene molti geni specifici del maschio 118 6.8 Quanti geni sono essenziali? 119 6.9 Nelle cellule eucariotiche i livelli di espressione di circa 10 000 geni sono molto diversi 122 6.10 Il numero di geni espressi può essere misurato in massa 124 6.11 Sommario 125
CAPITOLO 7 Gruppi di geni e sequenze ripetute 127 7.1 Introduzione 127 7.2 Il crossing-over ineguale riarrangia gruppi di geni 129 7.3 I geni dell’rRNA formano ripetizioni in tandem costituite da un’unità di trascrizione invariante 132 7.4 La fissazione del crossing-over potrebbe mantenere le ripetizioni identiche 134 7.5 Il DNA satellite si trova spesso nell’eterocromatina 136 7.6 I satelliti degli artropodi hanno ripetizioni identiche molto brevi 138 7.7 I satelliti dei mammiferi consistono di ripetizioni gerarchiche 139 7.8 I minisatelliti sono utili per la costruzione di mappe genetiche 142 7.9 Sommario 144
CAPITOLO 8 L’evoluzione del genoma 146 8.1 Introduzione 146 8.2 Le sequenze di DNA evolvono in seguito a mutazione e a meccanismi di assortimento 147 8.3 La selezione può essere stimata misurando le variazioni delle sequenze 149 8.4 Un tasso costante nella divergenza tra sequenze può servire da orologio molecolare 153 8.5 Il tasso di sostituzioni neutre può essere stimato in base alla divergenza tra sequenze ripetute 156 8.6 In che modo si sono evoluti i geni interrotti? 157 8.7 Per quale motivo alcuni genomi sono così grandi? 160 8.8 La complessità morfologica si evolve aggiungendo via via nuove funzioni geniche 162 8.9 La duplicazione genica contribuisce all’evoluzione del genoma 163 8.10 I raggruppamenti globinici sono insorti per duplicazione e divergenza 164 8.11 Gli pseudogeni sono copie non funzionali di un gene 167 8.12 La duplicazione genomica ha avuto un ruolo nell’evoluzione di piante e vertebrati 168 8.13 Qual è il ruolo degli elementi trasponibili nell’evoluzione del genoma? 170 8.14 Ci possono essere sbilanciamenti negli eventi di mutazione, di conversione genica e nell’utilizzo del codone 170 8.15 Sommario 171
CAPITOLO 9
I cromosomi 174 9.1 Introduzione 174 9.2 I genomi virali sono impacchettati nei loro rivestimenti 175 9.3 Il genoma batterico è un nucleoide 178 9.4 Il genoma batterico è superavvolto 179 9.5 Il DNA eucariotico ha anse e domini attaccati a un’impalcatura 180 9.6 Sequenze specifiche legano il DNA a una matrice interfasica 181 9.7 La cromatina si divide in eucromatina ed eterocromatina 182 9.8 I cromosomi hanno bandeggi tipici 184 9.9 I cromosomi a spazzola sono estesi 185 9.10 I cromosomi politenici formano delle bande 186 9.11 I cromosomi politenici si espandono dove c’è espressione genica 187 9.12 Il cromosoma eucariotico è uno strumento di segregazione 188 9.13 I centromeri regionali contengono una variante dell’istone H3, tipica del centromero, e DNA ripetitivo 189 9.14 I centromeri puntiformi in S. cerevisiae contengono corte sequenze di DNA essenziali 191 9.15 Il centromero di S. cerevisiae lega un complesso proteico 191 9.16 I telomeri sono costituiti da semplici sequenze ripetute 192 9.17 I telomeri saldano le estremità dei cromosomi e hanno una funzione nell’appaiamento dei cromosomi in meiosi 193 9.18 I telomeri sono sintetizzati da un enzima ribonucleoproteico 195 9.19 I telomeri sono necessari per la sopravvivenza 196 9.20 Sommario 197
CAPITOLO 10 La cromatina 201 10.1 Introduzione 201 10.2 Il DNA è organizzato in serie di nucleosomi 202 10.3 Il nucleosoma è la subunità di tutta la cromatina 204 10.4 I nucleosomi sono modificati covalentemente 208 10.5 Le varianti istoniche formano nucleosomi alternativi 211 10.6 Sulla superficie del nucleosoma la struttura del DNA varia 213 10.7 L’organizzazione dei nucleosomi nella fibra di cromatina 216 10.8 La replicazione della cromatina richiede l’assemblaggio dei nucleosomi 217 10.9 I nucleosomi si trovano in posizioni specifiche? 220 10.10 I nucleosomi sono rimossi e riassemblati durante la trascrizione 223 10.11 La sensibilità alla DNasi rivela cambiamenti nella struttura della cromatina 226 10.12 Gli isolatori definiscono domini trascrizionalmente indipendenti 229 10.13 Una LCR può controllare un dominio 232 10.14 Sommario 234
PARTE 2 replicazione del DNA e ricombinazione
CAPITOLO 11 Il replicone 240 11.1 Introduzione 240 11.2 I repliconi possono essere lineari oppure circolari 241 11.3 Le origini possono essere mappate mediante autoradiografia ed elettroforesi 243 11.4 Il genoma batterico è (generalmente) un unico replicone circolare 244 11.5 La metilazione delle origini regola nei batteri l’inizio della replicazione 246 11.6 Le origini possono venire sequestrate dopo la replicazione 247 11.7 I cromosomi degli archea possono contenere repliconi multipli 248 11.8 Ogni cromosoma eucariotico contiene numerosi repliconi 248 11.9 Le origini di replicazione possono essere isolate nel lievito 250 11.10 Il licensing factor controlla la rireplicazione negli eucarioti 251 11.11 Il licensing factor contiene le proteine MCM 253 11.12 Le anse D mantengono le origini mitocondriali 254 11.13 Sommario 255
CAPITOLO 12 Repliconi extracromosomici 258 12.1 Introduzione 258 12.2 Le estremità del DNA lineare rappresentano un problema per la replicazione 259 12.3 Proteine terminali rendono possibile l’inizio alle estremità dei DNA virali 260 12.4 I cerchi rotanti producono multimeri di un replicone 261 12.5 I cerchi rotanti sono utilizzati per replicare i genomi dei fagi 262 12.6 Il plasmide F viene trasferito da un batterio all’altro mediante la coniugazione 263
12.7 La coniugazione trasferisce DNA a singola elica 265 12.8 Il plasmide batterico Ti provoca la malattia della galla del colletto nelle piante 267 12.9 Il T-DNA contiene geni necessari per l’infezione 268 12.10 Il trasferimento di T-DNA assomiglia alla coniugazione batterica 270 12.11 Sommario 272
CAPITOLO 13 La replicazione batterica è connessa al ciclo cellulare 274 13.1 Introduzione 274 13.2 La replicazione è connessa al ciclo cellulare 275 13.3 Il setto divide un batterio in due cellule figlie che contengono un cromosoma ciascuna 276 13.4 Le mutazioni che interessano la divisione o la segregazione influenzano la forma della cellula 277 13.5 La proteina FtsZ è necessaria per la formazione del setto 278 13.6 I geni min e noc/slm controllano la posizione del setto 280 13.7 La segregazione cromosomica può richiedere ricombinazione sito-specifica 281 13.8 La partizione implica la separazione dei cromosomi 282 13.9 I plasmidi a singola copia possiedono un sistema di partizione 284 13.10 L’incompatibilità plasmidica è determinata dal replicone 286 13.11 Il sistema di compatibilità ColE1 è controllato da un RNA regolatore 287 13.12 In che modo vengono replicati e segregati i mitocondri? 289 13.13 Sommario 290
CAPITOLO 14 La replicazione del DNA 293 14.1 Introduzione 293 14.2 La reazione di inizio: la creazione delle forche replicative all’origine oriC 294 14.3 Le DNA polimerasi sono gli enzimi che sintetizzano il DNA 296 14.4 Le DNA polimerasi possiedono diverse attività nucleasiche 297 14.5 Le DNA polimerasi controllano la fedeltà della replicazione 298 14.6 Le DNA polimerasi hanno una struttura comune 299 14.7 Le due nuove eliche di DNA sono sintetizzate in maniera diversa 300 14.8 La replicazione richiede un’elicasi e una proteina che lega il DNA a singola elica 301 14.9 Per iniziare la replicazione è necessario un innesco 302 14.10 Come si coordina la sintesi dei filamenti lagging e leading 304 14.11 L’oloenzima DNA polimerasi è costituito da diversi sottocomplessi 304 14.12 L’anello β controlla l’associazione del nucleo catalitico con il DNA 305 14.13 I frammenti di Okazaki vengono uniti dalla ligasi 308 14.14 DNA polimerasi eucariotiche distinte sono responsabili dell’inizio e dell’allungamento 310 14.15 Il fago T4 fornisce il proprio apparato di replicazione 312 14.16 Il superamento delle lesioni richiede una sostituzione di polimerasi 313 14.17 Sommario 315
CAPITOLO 15 Ricombinazione omologa e sito-specifica 319 15.1 Introduzione 319 15.2 Durante la meiosi, la ricombinazione omologa avviene tra cromosomi congiunti in una sinapsi 321 15.3 Le rotture a doppio filamento danno inizio alla ricombinazione 322 15.4 La conversione genica spiega la ricombinazione interallelica 324 15.5 Il modello dell’appaiamento dipendente dalla sintesi 326 15.6 L’unione delle estremità non omologhe può riparare le rotture a doppio filamento 326 15.7 In corrispondenza di alcune rotture a doppia elica agisce il meccanismo di appaiamento del singolo filamento 327 15.8 La replicazione indotta da rottura può riparare le rotture a doppia elica 328 15.9 Durante la ricombinazione i cromosomi meiotici sono associati mediante il complesso sinaptonemico 329 15.10 Il complesso sinaptonemico si forma dopo le rotture a doppia elica 330 15.11 L’appaiamento e la formazione del complesso sinaptonemico sono indipendenti 332 15.12 Il sistema batterico RecBCD è stimolato da sequenze 333 15.13 Le proteine per lo scambio del filamento catalizzano l’assimilazione della singola elica 334 15.14 Le giunzioni di Holliday devono essere risolte 337 15.15 Geni eucariotici coinvolti nella ricombinazione omologa 339 15.16 La ricombinazione specializzata coinvolge siti specifici 342
15.17 La ricombinazione sito-specifica implica rottura e riunione 343 15.18 La ricombinazione sito-specifica ricorda l’attività della topoisomerasi 344 15.19 La ricombinazione di lambda avviene in un intasoma 346 15.20 Nel lievito il locus del tipo sessuale silenziato e quello attivo possono essere scambiati 347 15.21 La conversione genica unidirezionale viene iniziata dal locus ricevente 349 15.22 La variazione antigenica nei tripanosomi utilizza la ricombinazione omologa 350 15.23 Processi ricombinativi modificati per i sistemi sperimentali 351 15.24 Sommario 353
CAPITOLO 16 Sistemi di riparazione 358 16.1 Introduzione 358 16.2 I sistemi di riparazione correggono i danni al DNA 360 16.3 I sistemi di riparazione per escissione in E. coli 361 16.4 I sistemi di riparazione per escissione nucleotidica negli eucarioti 363 16.5 La riparazione per escissione di basi richiede l’intervento di glicosilasi 365 16.6 La riparazione incline all’errore (error-prone) 367 16.7 Il controllo della direzionalità della riparazione delle basi male appaiate (mismatch) 368 16.8 Sistemi di riparazione per ricombinazione in E. coli 371 16.9 La ricombinazione è un meccanismo importante per recuperare gli errori replicativi 372 16.10 La riparazione ricombinativa delle rotture a doppia elica negli eucarioti 374 16.11 L’unione non omologa delle estremità contribuisce alla riparazione delle rotture a doppio filamento 375 16.12 Negli eucarioti la riparazione del DNA avviene nel contesto della cromatina 376 16.13 RecA attiva il sistema SOS 378 16.14 Sommario 380
CAPITOLO 17 Elementi trasponibili e retrovirus 384 17.1 Introduzione 384 17.2 Le sequenze d’inserzione sono moduli di trasposizione semplici 386 17.3 La trasposizione avviene attraverso meccanismi di tipo replicativo e non replicativo 387 17.4 I trasposoni causano riarrangiamenti del DNA 389 17.5 La trasposizione replicativa procede attraverso un cointegrato 390 17.6 La trasposizione non replicativa procede mediante rottura e riunione 391 17.7 I trasposoni del mais possono causare rotture e riarrangiamenti 393 17.8 I trasposoni del mais formano famiglie 394 17.9 Il ruolo degli elementi trasponibili nella disgenesi dell’ibrido 397 17.10 Gli elementi P vengono attivati lungo la linea germinale 398 17.11 Il ciclo vitale dei retrovirus comporta eventi simili alla trasposizione 400 17.12 I geni retrovirali codificano poliproteine 401 17.13 Il DNA virale è generato mediante trascrizione inversa 402 17.14 Il DNA virale si integra nel cromosoma 405 17.15 I retrovirus possono trasdurre sequenze cellulari 406 17.16 Gli elementi Ty di lievito assomigliano a retrovirus 408 17.17 Nella Drosophila melanogaster si trovano molti elementi trasponibili 410 17.18 I retroelementi si dividono in tre classi 411 17.19 La famiglia Alu contiene numerosi membri ampiamente dispersi nel genoma 413 17.20 I LINE utilizzano un’endonucleasi per generare un’estremità che funzioni da innesco 413 17.21 Sommario 415
CAPITOLO 18 Ricombinazione somatica e ipermutazione nel sistema immunitario 420 18.1 Il sistema immunitario: immunità innata e adattativa 420 18.2 La risposta innata utilizza molecole di riconoscimento e vie di segnalazione conservate 421 18.3 Immunità adattativa 424 18.4 La selezione clonale amplifica i linfociti che rispondono a singoli antigeni 425 18.5 I geni per le Ig sono assemblati da frammenti di DNA discreti nei linfociti B 427 18.6 Le catene L vengono assemblate attraverso un singolo evento di ricombinazione 429 18.7 Le catene H vengono assemblate mediante due successivi eventi di ricombinazione 430 18.8 La ricombinazione genera una notevole diversità 431 18.9 La ricombinazione nel sistema immunitario usa due tipi di sequenze consenso 432 18.10 La ricombinazione V(D)J avviene tramite delezioni o inversioni 433
18.11 L’esclusione allelica è attivata da riarrangiamenti produttivi 434 18.12 RAG1/RAG2 catalizzano la rottura e la ligazione dei segmenti genici V(D)J 435 18.13 L’espressione precoce della catena IgH è modulata dal processamento dell’RNA 438 18.14 Il cambio di classe avviene mediante ricombinazione del DNA 438 18.15 La CSR necessita di elementi del sistema NHEJ 440 18.16 Nel topo e nell’uomo l’ipermutazione somatica (SHM) genera ulteriore diversità 442 18.17 La SHM è mediata da AID, Ung, elementi del meccanismo di riparazione delle basi male appaiate (MMR) e DNA polimerasi translesione (TLS) 443 18.18 Le Ig degli uccelli vengono assemblate a partire da pseudogeni 444 18.19 La memoria delle cellule B consente l’instaurazione di una risposta secondaria pronta e forte 445 18.20 Il TCR è correlato al BCR 447 18.21 Il TCR entra in azione insieme all’MHC 449 18.22 Il locus del gruppo maggiore di istocompatibilità (MHC) comprende una serie di geni implicati nel processo di riconoscimento durante la risposta immunitaria 450 18.23 Sommario 453
PARTE 3 Meccanismi trascrizionali e post-trascrizionali
CAPITOLO 19 La trascrizione nei procarioti 462 19.1 Introduzione 462 19.2 La trascrizione avviene per appaiamento di basi in una “bolla” di DNA non appaiato 463 19.3 La reazione di trascrizione avviene in tre stadi 465 19.4 L’RNA polimerasi batterica è formata da più subunità 466 19.5 L’oloenzima dell’RNA polimerasi è formato dal core enzimatico e dal fattore sigma 467 19.6 In che modo l’RNA polimerasi trova le sequenze del promotore? 468 19.7 L’oloenzima passa dal processo di riconoscimento al rilascio dei promotori 468 19.8 Il fattore sigma controlla il legame al DNA grazie al riconoscimento di sequenze specifiche nei promotori 470 19.9 L’efficienza di un promotore può essere aumentata o diminuita dalle mutazioni 472 19.10 Molte regioni dell’RNA polimerasi entrano direttamente in contatto con il DNA del promotore 473 19.11 Il footprinting è una tecnica ad alta risoluzione utile a caratterizzare le interazioni RNA polimerasi-promotore e, in generale, quelle DNA-proteina 476 19.12 Le interazioni tra il fattore sigma e il core dell’RNA polimerasi cambiano nella fase di rilascio del promotore 478 19.13 Dalla struttura cristallografica deriva un modello per il movimento dell’enzima 479 19.14 Una RNA polimerasi bloccata può ripartire 481 19.15 L’RNA polimerasi batterica termina la trascrizione a livello di siti discreti 481 19.16 Come funziona il fattore Rho? 483 19.17 Il superavvolgimento è una caratteristica importante della trascrizione 485 19.18 L’RNA polimerasi del fago T7 è un utile sistema modello 486 19.19 La competizione per i fattori sigma può regolare l’inizio 487 19.20 I fattori sigma possono essere organizzati in cascate 488 19.21 La sporulazione è controllata dai fattori sigma 489 19.22 L’antiterminazione è un evento regolatore 492 19.23 Il ciclo dell’RNA messaggero batterico 494 19.24 Sommario 496
CAPITOLO 20 La trascrizione negli eucarioti 501 20.1 Introduzione 501 20.2 Le RNA polimerasi eucariotiche contengono molte subunità 503 20.3 L’RNA polimerasi I ha un promotore bipartito 504 20.4 L’RNA polimerasi III si avvale sia di promotori a valle che a monte 505 20.5 Il punto d’inizio per l’RNA polimerasi II 507 20.6 TBP è un fattore universale 508 20.7 L’apparato basale si assembla sul promotore 510 20.8 La fase d’inizio è seguita dal rilascio del promotore e dall’allungamento 513 20.9 Gli enhancer contengono elementi bidirezionali che assistono la reazione d’inizio 516 20.10 Gli enhancer funzionano aumentando la concentrazione degli attivatori vicino al promotore 517 20.11 L’espressione genica è associata alla demetilazione 518 20.12 Le isole CpG sono punti di regolazione 519 20.13 Sommario 521
CAPITOLO 21
Splicing e processamento dell’RNA 525 21.1 Introduzione 525 21.2 L’estremità 5’ dell’mRNA eucariotico ha un cappuccio 526 21.3 Le giunzioni nucleari di splicing sono sequenze brevi 528 21.4 Le giunzioni di splicing sono lette a coppie 528 21.5 Lo splicing del pre-mRNA avviene mediante un cappio 530 21.6 Gli snRNA sono necessari per lo splicing 531 21.7 L’impegno del pre-mRNA nella via dello splicing 532 21.8 Come si assembla uno spliceosoma 536 21.9 Uno spliceosoma alternativo si avvale di diverse snRNP per processare la classe minore degli introni 538 21.10 Lo splicing del pre-mRNA probabilmente condivide il meccanismo con gli introni autocatalitici di gruppo II 539 21.11 Lo splicing è temporalmente e funzionalmente accoppiato a molti passaggi dell’espressione genica 540 21.12 Nelle cellule eucariotiche superiori lo splicing alternativo è una regola piuttosto che un’eccezione 542 21.13 Lo splicing può essere regolato da enhancer e silencer dello splicing esonico e intronico 545 21.14 Le reazioni di splicing in trans si avvalgono di piccoli RNA 546 21.15 Le estremità 3’ degli mRNA sono prodotte dal taglio e dalla poliadenilazione 549 21.16 Il processamento dell’estremità 3’ dell’mRNA è cruciale per la terminazione della trascrizione 550 21.17 La formazione dell’estremità 3’ dell’mRNA degli istoni richiede l’snRNA U7 551 21.18 Lo splicing del tRNA prevede il taglio e la riunione in due reazioni separate 553 21.19 La risposta alle proteine destrutturate è correlata allo splicing del tRNA 555 21.20 La produzione dell’rRNA richiede degli eventi di taglio e coinvolge piccoli RNA 556 21.21 Sommario 559
CAPITOLO 22 Stabilità e localizzazione dell’mRNA 565 22.1 Introduzione 565 22.2 Gli RNA messaggeri sono molecole instabili 566 22.3 Gli mRNA eucariotici si trovano sotto forma di mRNP dal momento della loro nascita fino alla morte 568 22.4 La degradazione dell’mRNA procariotico utilizza diversi enzimi 569 22.5 La maggior parte degli mRNA eucariotici è degradata attraverso due meccanismi dipendenti dalla deadenilazione 570 22.6 Altre vie di degradazione agiscono su mRNA specifici 573 22.7 La vita media di specifici mRNA è controllata da sequenze o strutture interne al trascritto 575 22.8 Gli RNA neosintetizzati vengono analizzati per la presenza di difetti da un sistema di sorveglianza nucleare 576 22.9 Il controllo di qualità della traduzione dell’mRNA è attuato da sistemi di sorveglianza citoplasmatici 578 22.10 Alcuni mRNA eucariotici si trovano in specifiche regioni della cellula 581 22.11 Sommario 583
CAPITOLO 23 L’RNA catalitico 586 23.1 Introduzione 586 23.2 Gli introni di gruppo I vanno incontro a self-splicing mediante transesterificazione 587 23.3 Gli introni di gruppo I assumono una struttura secondaria caratteristica 590 23.4 I ribozimi hanno diverse attività catalitiche 591 23.5 Alcuni introni di gruppo I codificano endonucleasi che promuovono la mobilità 594 23.6 Gli introni di gruppo II possono codificare proteine con più funzioni 595 23.7 Alcuni introni capaci di self-splicing hanno bisogno di maturasi 596 23.8 L’RNA media l’attività catalitica dell’RNasi P 596 23.9 I viroidi hanno attività catalitica 597 23.10 L’editing dell’RNA avviene su singole basi 598 23.11 L’editing dell’RNA può essere diretto da RNA guida 600 23.12 Lo splicing proteico è autocatalitico 602 23.13 Sommario 604
CAPITOLO 24 La traduzione 607 24.1 Introduzione 607 24.2 Nella traduzione c’è un inizio, un allungamento e una terminazione 608 24.3 Meccanismi speciali controllano l’accuratezza della traduzione 610 24.4 Nei batteri l’inizio necessita della subunità 30S e di fattori accessori 611 24.5 Nell’inizio l’mRNA e l’rRNA si appaiano 613 24.6 Un tRNA iniziatore speciale avvia la catena polipeptidica 614 24.7 L’uso dell’fMet-tRNAf è regolato da IF-2 e dai ribosomi 615
24.8 Le subunità piccole analizzano l’mRNA eucariotico in cerca dei siti d’inizio 616 24.9 Gli eucarioti si avvalgono di un complesso formato da molti fattori d’inizio 618 24.10 Il fattore di allungamento Tu carica l’amminoacil-tRNA nel sito A 620 24.11 La catena polipeptidica è trasferita sull’amminoacil-tRNA 622 24.12 La traslocazione sposta il ribosoma 623 24.13 I fattori di allungamento si legano alternativamente al ribosoma 624 24.14 Tre codoni terminano la traduzione 625 24.15 I codoni di terminazione sono riconosciuti da fattori proteici 626 24.16 L’RNA ribosomale occupa entrambe le subunità ribosomali 628 24.17 I ribosomi hanno diversi centri attivi 631 24.18 L’rRNA 16S ha un ruolo attivo nella traduzione 633 24.19 L’rRNA 23S è dotato di attività peptidiltrasferasica 636 24.20 Le strutture ribosomali cambiano quando le subunità si uniscono 637 24.21 Sommario 637
CAPITOLO 25 L’uso del codice genetico 642 25.1 Introduzione 642 25.2 Codoni simili rappresentano amminoacidi simili dal punto di vista chimico 643 25.3 Il riconoscimento codone-anticodone è tentennante 644 25.4 I tRNA sono processati a partire da precursori più lunghi 646 25.5 Il tRNA contiene basi modificate 646 25.6 Le basi modificate influenzano l’appaiamento anticodone-codone 648 25.7 Esistono cambiamenti sporadici del codice universale 649 25.8 In alcuni codoni di stop sono inseriti nuovi amminoacidi 651 25.9 I tRNA sono appaiati selettivamente agli amminoacidi dalle amminoacil-tRNA sintetasi 652 25.10 Le amminoacil-tRNA sintetasi si dividono in due famiglie 654 25.11 Le sintetasi usano il sistema di correzione di bozze per migliorare l’accuratezza 655 25.12 I tRNA soppressori hanno anticodoni mutati che leggono nuovi codoni 658 25.13 Per ogni codone di terminazione esiste un soppressore non senso 659 25.14 I soppressori possono competere con la lettura normale del codice 660 25.15 Il ribosoma influenza la precisione della traduzione 661 25.16 Il frameshift avviene a livello di sequenze scivolose 663 25.17 Altri eventi di ricodificazione: il bypass traduzionale e il meccanismo del tmRNA utile a liberare i ribosomi bloccati 665 25.18 Sommario 666
PARTE 4 Regolazione genica
CAPITOLO 26 L’operone 670 26.1 Introduzione 670 26.2 Gruppi di geni strutturali sono controllati in modo coordinato 672 26.3 L’operone lac è inducibile negativamente 674 26.4 Il repressore lac è controllato da una piccola molecola induttrice 675 26.5 L’operatore è identificato da mutazioni costitutive che agiscono in cis 677 26.6 Le mutazioni che agiscono in trans identificano geni regolatori 677 26.7 Il repressore lac è un tetramero formato da due dimeri 679 26.8 Il legame del repressore lac all’operatore è regolato da un cambiamento allosterico nella conformazione 681 26.9 Il repressore lac lega tre operatori e interagisce con l’RNA polimerasi 683 26.10 Per legare il repressore l’operatore compete con siti a bassa affinità 684 26.11 L’operone lac ha un secondo livello di controllo: la repressione da catabolita 685 26.12 L’operone trp è reprimibile e contiene tre unità di trascrizione 688 26.13 L’operone trp è controllato anche dall’attenuazione 689 26.14 L’attenuazione può essere controllata dalla traduzione 690 26.15 La traduzione può essere regolata 693 26.16 La sintesi della proteina r è controllata mediante autoregolazione 695 26.17 Sommario 696
CAPITOLO 27 Strategie fagiche 699 27.1 Introduzione 699 27.2 Lo sviluppo litico è diviso in due fasi 700 27.3 Lo sviluppo litico è controllato da una cascata 701 27.4 Due tipi di eventi regolatori controllano la cascata litica 703 27.5 I genomi dei fagi T7 e T4 contengono dei raggruppamenti funzionali 704 27.6 I geni precoci immediati e precoci ritardati sono necessari sia per la lisogenia che per il ciclo litico 705
27.7 Il ciclo litico dipende dall’antiterminazione di pN 706 27.8 La lisogenia è mantenuta dal repressore proteico di lambda 707 27.9 Il repressore di lambda e i suoi operatori definiscono la regione di immunità 709 27.10 La forma del repressore che lega il DNA è un dimero 709 27.11 Il repressore di lambda usa un motivo elica-giro-elica per legare il DNA 710 27.12 I dimeri del repressore di lambda si legano in modo cooperativo all’operatore 712 27.13 Il repressore di lambda mantiene un circuito autogeno 713 27.14 Le interazioni cooperative aumentano la sensibilità della regolazione 715 27.15 I geni cII e cIII servono a instaurare la lisogenia 715 27.16 Un promotore debole richiede la proteina cII 716 27.17 La lisogenia richiede numerosi eventi 717 27.18 Il repressore Cro serve all’infezione litica 718 27.19 Che cosa determina l’equilibrio tra lisogenia e ciclo litico? 719 27.20 Sommario 722
CAPITOLO 28 La regolazione della trascrizione eucariotica 724 28.1 Introduzione 724 28.2 Il meccanismo di azione degli attivatori e dei repressori 726 28.3 Domini indipendenti legano il DNA e attivano la trascrizione 728 28.4 Il saggio del doppio ibrido identifica le interazioni proteina-proteina 729 28.5 Gli attivatori interagiscono con l’apparato basale 730 28.6 Esistono molti domini diversi di legame al DNA 731 28.7 Il rimodellamento della cromatina è un processo attivo 733 28.8 L’organizzazione o il contenuto dei nucleosomi possono essere cambiati su un promotore 736 28.9 L’acetilazione degli istoni è associata all’attivazione della trascrizione 738 28.10 C’è un legame tra la metilazione del DNA e quella degli istoni 740 28.11 L’attivazione del promotore implica diversi cambiamenti nella cromatina 742 28.12 La fosforilazione degli istoni influenza la struttura della cromatina 742 28.13 Come viene acceso un gene? 744 28.14 Geni GAL del lievito: un modello di attivazione e repressione 745 28.15 Sommario 747
CAPITOLO 29 Gli effetti dell’epigenetica sono ereditabili 753 29.1 Introduzione 753 29.2 L’eterocromatina diffonde da un evento di nucleazione 754 29.3 L’eterocromatina dipende dalle interazioni con gli istoni 756 29.4 Polycomb e Trithorax sono repressori e attivatori antagonisti 759 29.5 I cromosomi X vanno incontro a cambiamenti globali 761 29.6 La condensazione dei cromosomi è mediata dalle condensine 764 29.7 Le isole CpG possono essere metilate 767 29.8 La metilazione del DNA causa l’imprinting 769 29.9 Geni soggetti a imprinting opposto possono essere controllati da un solo centro 771 29.10 Gli effetti epigenetici possono essere ereditati 771 29.11 I prioni del lievito mostrano un’eredità anomala 774 29.12 I prioni provocano malattie nei mammiferi 776 29.13 Sommario 777
CAPITOLO 30 Gli RNA regolatori 783 30.1 Introduzione 783 30.2 Un riboswitch modifica la propria struttura in funzione del suo ambiente 784 30.3 Gli RNA non codificanti possono essere usati per regolare l’espressione genica 785 30.4 I batteri possiedono RNA regolatori 788 30.5 I microRNA sono elementi regolatori diffusi negli eucarioti 790 30.6 Come funziona l’interferenza dell’RNA? 793 30.7 La formazione dell’eterocromatina necessita dei microRNA 796 30.8 Sommario 798 Bibliografia 798 Glossario 801 Indice analitico 824 |