Il bambino del giorno, il bambino della notte. L'incontro analitico

"La psicoanalisi del bambino non ha bisogno di essere difesa. Esiste. La sua teorizzazione è fallita fin dall'inizio, da quando S. Freud non se ne è addossato la paternità. L'Essere-Bambino, né adulto in potenza, né adulto in miniatura, ha diritto ad un'infanzia. Questo estraneo assoluto per ogni adulto deve essere narcisisticamente riconosciuto come tale, in quanto premessa inaggirabile alla conflittualità edipica. L'autore, riconoscendo l’Hilflosigkeit, l'immaturità divenuta creatrice del bambino e dell'adolescente, così come i movimenti di latenza, sviluppa nel faccia a faccia con il bambino il gioco continuo tra l'allucinatorio, la sensomotricità e la rappresentazione, nello spazio tempo della seduta. Da questa produzione psichica congiunta dipenderà la crescita psichica dei due partner alle prese con i limiti che impongono loro la paura e il piacere di pensare. Le organizzazioni del setting hanno come obiettivo la presa in conto di figure che vanno dal dolore alla sofferenza psichica quando le carenze e le figure narcisistiche sono prevalenti. Si iscrivono nello svolgimento temporale della cura, con le sue rotture, le sue interruzioni, le sue riprese e la messa in tensione del sentimento continuo di esistenza dello psicoanalista in eco con quello carente del bambino che cresce. Fino a che punto si può gestire il setting della cura? Come valutare la controindicazione di una cura analitica impegnando tuttavia il pensiero analitico nei diversi dispositivi di cure in seno ad un percorso pluridisciplinare? Ecco le domande a cui quest'opera si propone di rispondere."