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I conferimenti nelle società di capitali. Trent'anni dopo

ISBN/EAN
9788892137394
Editore
Giappichelli
Formato
Libro in brossura
Anno
2021
Pagine
160

Disponibile

22,00 €
1. Credo che accada a tutti di continuare a seguire nel tempo l’evolversi degli orientamenti di pensiero su un te- ma cui ci si è lungamente dedicati. Così comunque è accaduto per me. In anni ormai lon- tani, in cui l’entusiasmo della gioventù vedeva solo il bel- lo della strada intrapresa, ho scritto sui conferimenti in so- cietà per azioni e poi sono rimasto attratto dalla giurispru- denza (poca) e dalla dottrina (cospicua e spesso autorevo- le) che dei conferimenti si è occupata. Probabilmente c’è un po’ di nostalgia in tutto ciò e non me ne dolgo: ho sem- pre pensato, infatti, che la nostalgia è sentimento vitale e costruttivo, che scalda lentamente ed inesorabilmente, che spinge e qualche volta dolcemente costringe a ripiegarsi su sé stessi e così a riscoprire le proprie forze ed a coltivare, attraverso un intimo e pacato percorso nel passato, il desi- derio, che è innato ed irrinunciabile, di immaginarsi nel fu- turo. Certo è che – complice anche la fortuna di aver seguito, in anni relativamente recenti, la preparazione di un’opera sui conferimenti di un più giovane collega – ho ripreso ap- punti, schede, segnalazioni sparse nei cassetti e nella me- moria, gli immancabili frammenti della vita di un aspiran- te studioso, ed ho nuovamente (ed un po’ inaspettatamen- te) preso a stendere, senza sapere e senza domandarmi per ché, considerazioni, riflessioni, commenti sui molti aspetti che i conferimenti consegnano all’attenzione di chi studia o pratica il diritto societario. C’è un filo che, ad opera del destino, lega le coincidenze? Non so, ma di certo, mentre accadeva quel che ho appena ricordato, un autorevole col- lega ed amico, forse memore di quegli ormai polverosi miei libri, mi ha chiesto di scrivere qualche “voce” sui conferi- menti per una enciclopedia online. Quale momento migliore, allora, di immaginarmi nel futuro se non quando il destino traccia così intriganti (ed anche invitanti) arabeschi, proprio alla vigilia del pensio- namento (evento che in me suscita il pensiero gioioso di interessi nuovi o trascurati da cui lasciarmi finalmente tra- sportare)? Dunque chiedo al mio Lettore di non avvicinarsi a que- ste pagine col piglio intransigente dell’accademico, ma piuttosto con la benevolenza dell’amico, disposto ad ascol- tare memorie e ragionamenti, anche quelli giuridici, di chi a lui si rivolge ed a tessere su queste basi un dialogo che, appunto, proietti entrambi in uno spicchio di futuro. È questa dunque una prima avvertenza introduttiva: ho raccolto i pensieri in tema di conferimenti con rigore, be- ninteso, per quanto a me possibile, ma anche con sponta- neità; ho voluto dedicare ai tanti argomenti che il tema dei conferimenti contiene pensieri veloci, frutto di una voluta sintesi, ma non per questo privi di un retrostante, serio per- corso di meditazione. La punta di un iceberg – si potrebbe dire – che emerge sul pelo dell’acqua, non disgiunta però, ovviamente, dal massiccio corpo sommerso. 2. Alle considerazioni svolte è legata anche una secon- da avvertenza: il mio cortese Lettore non troverà il corredo di note, citazioni, riferimenti che spesso occupano nei no- stri scritti (talvolta anche nei miei) più spazio del testo. Il desiderio era quello di seguire e di consentire a chi legge di seguire un filo conduttore senza interruzioni (lo stop and go che le note immancabilmente determinano), la “nudità” del pensiero nel suo formarsi e procedere. C’è anche, forse, l’inconfessata reazione che recenti re- gole imprimono ad un animo da sempre ribelle, benché troppo spesso costretto a dimostrare di non esserlo (di sa- per anche non esserlo): penso che si scrive per l’esigenza di manifestare il proprio pensiero e sottoporlo per quel che è all’attenzione altrui; per offrire così un contributo al di- battito che incessantemente si sviluppa all’interno di ogni disciplina; di partecipare a quell’agone che chiamiamo cul- turale proprio perché disposto ad ascoltare ogni voce, an- che quando non si fregia di collocazioni prestigiose o del- l’ospitalità di editori cortesi e rinomati, come quello che oggi accoglie queste mie divagazioni, ma è esposta su fo- gli sconosciuti, ricchi però, molto spesso, dell’entusiasmo e delle attese che riescono a suscitare. 3. Vi è un’ultima avvertenza fatta anche a me stesso, per riconoscermi coerenza. Anche le norme di legge in tema di conferimenti hanno subito negli anni innesti e modifiche, ed anche per esse si registra, come sempre più spesso ed ormai da tempo acca- de nella produzione legislativa, disattenzione ai dibattiti esi- stenti, cattiva fattura, mancanza di coordinamento col testo preesistente, uso improprio di vocaboli che perciò diven- gono ambigui. Tutto ciò – ci è noto – produce guasti assai gravi e si riflette anche sulla (in)efficienza della Giustizia, che è una zavorra sempre più pesante per questo nostro grande Paese: una zavorra che poi ogni riforma immanca- bilmente appesantisce. Qui però il mio discorso, come accennavo, deve ricon- ciliare due diversi stati d’animo, che da sempre si con- tendono il campo. Da un lato credo che compito (e meri- to) del giurista non sia quello di sottolineare ed enfatizza- re errori, lacune ed ambiguità della legge, ma di proporre in via interpretativa possibili soluzioni ed appianare dun- que, non “cavalcare” le difficoltà di lettura e di applica- zione. Dall’altro, la legge è anch’essa un prodotto umano e dunque sempre migliorabile, specie quando risulta in defi- nitiva ingiusta. Perciò la critica del giurista, se svolta in buona fede e con spirito costruttivo, è necessaria ed impor- tante perché può orientare la giurisprudenza e consente al legislatore, almeno quello disposto a studiare, di tornare sui suoi passi, di redimersi se si vuole e, comunque, di cor- reggere errori, colmare lacune, dissipare ambiguità. Anche in queste pagine emergeranno dunque questi due dissimili, ma (a mio avviso) non contrastanti approcci, benché abbia tentato di ridurre le critiche in favore delle (proposte di) so- luzione. 4. Se il mio Lettore ha avuto la pazienza di giungere sin qui, si sarà accorto che questa non è una introduzione nel senso classico del termine, né rientra negli altri generi let- terari con cui talvolta si aprono i libri, giuridici e non (pre- fazioni, presentazioni e così via). È in realtà una confessione o una testimonianza od en- trambe le cose. Però, se in altre recenti occasioni, conclu- dendo miei contributi, ho avvertito e comunicato amarez- za, chiudendo questo ho invece sentito, forse perché mi ha riportato ad una giovinezza trascorsa, ma mai perduta, la forza della speranza. Ed è quel che, in definitiva, a ben pen- sarci, mi ha spinto a scrivere queste pagine e soprattutto questa introduzione che tale non è.

Maggiori Informazioni

Autore Pisani Massamormile Andrea
Editore Giappichelli
Anno 2021
Tipologia Libro
Lingua Italiano
Larghezza 0
Stato editoriale In Commercio