“Holden” lettere sul disagio giovanile

Dalla Prefazione: Il titolo “Holden. Lettere sul disagio giovanile”, che Elvira A. Carisi ha dato al suo lavoro, potrebbe trarre in inganno il lettore. Il volume, infatti, è più che una elaborazione sociologica o psicosociologica sul disagio giovanile e sulle cause che se ne possono reperire nelle condizioni di vita della società contemporanea. In esso si tratta, più propriamente, di lettere sui giovani con disagio; lettere mai scritte, comunque, giacché è all’interno dell’artefatto stilistico dell’epistolario che la Carisi articola il suo discorso. […] Elvira A. Carisi è, fondamentalmente, un’insegnante, cioè una professionista che lavora con i ragazzi allo scopo di trasmettere loro qualcosa che costituisca, per loro stessi, un arricchimento e di cui possano servirsi come supporto per un inserimento attivo nel mondo e nel sociale in cui vivono o vivranno. Non è quindi una psicologa, né una psicoterapeuta né, tanto meno, una psicoanalista, anche se ha partecipato per parecchi anni a dei seminari di psicoanalisi e, parallelamente, anche alla presentazione e discussione di storie cliniche. Nel testo si parla di ragazzi “difficili”; ma al tempo stesso si coglie con evidenza che non si tratta di ragazzi in quanto difficili per l’Altro – per esempio per l’insegnante o per la famiglia – bensì di ragazzi in difficoltà con se stessi. E vero che la difficoltà non può prescindere dall’Altro; ma ciò che è primario è che la difficoltà non può prescindere dal rapporto del soggetto con il proprio desiderio. Il lavoro, di cui in tutte le pagine del libro si trova una testimonianza, è consistito nell’ascoltare questi ragazzi, cercando di coglierne le difficoltà, per offrire loro l’opportunità di un luogo, all’interno della scuola, in cui un ascolto attento e una parola non moralistica e, soprattutto, priva di una supposta efficacia educativa potesse dar loro una mano per cavarsela meglio con se stessi, relativamente al rapporto con il proprio desiderio e con l’Altro. […]=