Grosse Certezze, Piccoli Rimpianti. Ricordi Di Famiglia E Di Gioventù Fra Livorno E Firenze

Quali sono le grosse certezze? Anzitutto quella di essere profondamente legato a due città fra loro opposte e forse incompatibili. Una di fondazione recente – solo quattrocento anni, pochi per lo standard italiano –, simpaticamente ventosa, con pochi monumenti da visitare e una popolazione considerata estroversa, sanguigna e plebea. L’altra nobilmente antica, dal clima poco gradevole, dalla pesante eredità monumentale e artistica, con abitanti considerati diffidenti, ipercritici e sofisticati. Altra grossa certezza, quella di essersi divertito molto, fra la nascita e i 18 anni, ad ascoltare e osservare strani adulti: artisti un po’ pazzi a Livorno, professori con idee non comuni a Firenze. Ma anche bottegai, domestiche, maestre e maestri elementari, compagni di classe sfottenti e sfottuti, compagne belle e impossibili o ritenute tali, e perfino segretari di federazione. E naturalmente, quella di aver provato a capire come erano fatti i suoi genitori, con lui tanto esigenti e insieme tanto longanimi. Quali i piccoli rimpianti? Di non aver provato almeno per un po’ un’infanzia e un’adolescenza completamente diverse, magari a base di rivelazioni sensazionali, di drammatiche scenate, di sublimi dolori e gioie che (così si dice) formano il carattere. Piccoli rimpianti di un piccolo borghese che in cuor suo ringrazia Iddio di essere stato trattato, tutto sommato, piuttosto bene.