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Diritto penale e malattia irreversibile: dal «dovere di vivere» al diritto di autodeterminazione

ISBN/EAN
9788849540284
Editore
Edizioni Scientifiche Italiane
Collana
Nuove ricerche di scienze penalistiche
Formato
Libro in brossura
Anno
2019
Pagine
176

Disponibile

23,00 €
La concezione della vita come dovere, già in sé problematica, appare decisamente inadeguata in rapporto al moltiplicarsi di ammalati 'strappati alla morte' che, versando in condizioni estremamente compromesse, rivendicano il proprio diritto di autodeterminazione terapeutica (o clinica, allorché, nei casi di irreversibilità, i trattamenti sanitari non possano curare, ma solo prolungare l'esistenza). Il principio pluralistico suggerirebbe di concepire la vita come diritto, del quale la persona - e non lo Stato - è titolare originario: in tale prospettiva, manca l'offesa e, con essa, la tipicità, allorché l'interessato si determini nel senso dell'eutanasia consensuale pietatis causa o del suicidio medicalmente assistito. Vietando, invece, sia l'una che l'altra pratica di 'fine vita', il nostro sistema penale legittima discriminazioni tra pazienti irreversibili, costringendo ad un'indesiderata agonia coloro, tra essi, che siano affetti da una patologia la cui natura non conduca, a seguito dell'interruzione dei trattamenti salvavita, a una morte immediata. De iure condendo, potrebbe escludersi la tipicità della condotta del personale sanitario che attui l'eutanasia consensuale, sia attiva che passiva, oppure del suicidio medicalmente assistito, ove si ritenga preferibile tale diversa ipotesi di riforma.

Maggiori Informazioni

Autore Nappi Antonio
Editore Edizioni Scientifiche Italiane
Anno 2019
Tipologia Libro
Collana Nuove ricerche di scienze penalistiche
Num. Collana 27
Lingua Italiano
Stato editoriale In Commercio