Anatomia Fotografica (Benedini Carlo; Paternostro Ferdinando - Piccin)

Ho conosciuto Carlo e Ferdinando in periodi differenti ma grazie a una passione in comune, l’essere umano. Carlo è stato mio studente presso la scuola che dirigo, Accademia Osteopatia, mentre l’incontro con Ferdinando è avvenuto durante la prima dissezione anatomica in Italia dopo un passato settorio in Francia. Il feeling tra noi è scattato immediatamente e, dissezione dopo dissezione, si è consolidato fino a partorire un prodotto come questo e potenziali futuri progetti. Non è solo la smodata passione per l’anatomia che ci lega, ma l’amicizia che è sorta proprio grazie alla condivisione di interessi, passioni, professione e goliardia. Tre soggetti diametralmente differenti che trovano un trait d’union nella cute, nella fascia, nel muscolo, nel vaso, nel nervo, nell’osso e... nell’ominide. Le esperienze, in un certo senso comuni della nostra vita studentesca e professionale, hanno permesso un forte legame anche al di fuori della sala settoria e questo non ha fatto altro che promuovere un mutuo arricchimento. Tempo fa un docente francese disse: “Esistono due categorie di osteopati, coloro che hanno svolto dissezioni anatomiche e coloro che non l’hanno fatto; la differenza è enorme”. Carlo ed io abbiamo reso nostra questa affermazione affrontando in seguito altre decine di sbalorditive esperienze in questo campo. Mi sono sempre domandato a quanto potesse essere commisurato uno stage di dissezione anatomica con un docente dall’enorme spessore scientifico quale Ferdinando; la risposta che emerge costantemente è la medesima, non c’è misurazione conosciuta che renda giustizia a quanta magnificenza si possa ammirare. Oltre al nozionistico, che superficialmente emerge, il confronto che ne consegue tra studenti piuttosto che tra docenti e discenti è inestimabile. Le emozioni che ne scaturiscono sono il “fattore” fondamentale che marchia a fuoco questa esperienza di studio davvero speciale. È difficile incarnare l’anatomia in qualità di arte, ma questo volume ha consacrato questa possibilità. L’impatto visivo, ai limiti di quanto possa essere concepito con una mera fotografia, scatena l’immaginazione di chi la contempla; perché di questo si tratta, di contemplazione.